Tired of Boys? Try a Man!

Quella volta che invitai a cena… me stesso!

Q

OcchiDiMiele ha un visino irresistibile. Zigomi pronunciati, labbra grandi e carnose, ciglia nerissime che fanno risaltare gli occhi luminosi. La loro tonalità cambia in base all’emozione: è color miele quando è serena, mentre — quando si apre per un attimo alla connessione — l’iride s’infuoca di mille scintille, come un falò nella notte di San Lorenzo. È dannatamente bella, dannatamente espressiva. Fa la manager in una catena di negozi, ma ho provato a convincerla a lasciare tutto e darsi alla recitazione. È l’unica donna di cui non guardo né culo né tette, perché — per quanto notevoli — non reggono il confronto col suo viso.

Quando sorride, smetterla di guardarla è difficilissimo: trasmette con piena potenza dolcezza, emozione, bontà. Ed è interessante perché lei… è una gran stronza.

O, almeno, gioca a fare la stronzetta. Esattamente come me, sino a qualche mese fa.
Stessi atteggiamenti, stesse manie. Al punto che al nostro primo appuntamento mi sembrava di far date con… me stesso!

Ma raccontiamo le cose dall’inizio.
Due anni fa, la vidi scorrendo i profili su Tinder. Mi colpì subito, con quel suo visino dolce e con quel suo top molto molto sconcio. Mi piacque al punto che salvai la foto sul cellulare. Me ne dimenticai finché non la rividi su un sito di dating, questo agosto. Ci scrivemmo per un po’, senza mai trovare occasione o voglia di incontrarci. In chat, poca chimica. Onestamente, avrei lasciato cadere se non fosse stato per la coincidenza di cui sopra.

Infine, decidiamo di incontrarci gli ultimi giorni di dicembre. Ultimamente invito le ragazze direttamente a casa, perché così filtro un certo tipo di persone che mi piace di meno.

Arriva da me alle 22:00, per un calice di vino. Leva il cappottone ampio e lungo, color cammello, (evidentemente di gran moda quest’anno, essendo identico a quello delle ultime 4 ragazze) e scopre un abitino grazioso, molto corto, che esalta gambe estremamente sexy.

Passa i primi 10 minuti buoni a giocare col cane, ignorandomi. Si rincorrono per tutta la casa, con Salomone che le distrugge le calze e lei che gli tira ogni giocattolo possibile. Io la guardo perplesso, finché le dico:
«Ehm, non sarebbe male se considerassi anche il padrone».
Si siede sul divano accanto a me.

Chiamalo scemo…


Inizia a raccontarsi. È sveglia, capace, intelligente. Fa un po’ il personaggio: da un lato desidera mostrare tutto il suo valore, dall’altro tende a distruggere ogni momento di reale connessione con cinismo e battute.
Prima mi fa un complimento, poi mi “negga” (traduzione dal milanese moderno: il neg è una sorta di complimento negativo, che si usa “per rimettere a posto” una persona… tipo «Belle tette! sono finte?»).
Conosco benissimo questo atteggiamento. È lo stesso che ho sempre avuto io con le donne, sino a pochi mesi fa. Dopo essermi innamorato di BimbaZoccola sono molto cambiato: ho sofferto tanto, ma riesco finalmente ad accedere alle mie emozioni. Una volta “sdrammatizzavo” i momenti di connessione e le emozioni intense. Oggi mi ci tuffo dentro come Paperone nel suo denaro.

Le dico:

«Guarda, sembri me.
Fino a qualche tempo fa, mi comportavo come te nei date.
E ti giuro che vedermi da fuori mi fa rendere conto di quanto io sia stato odioso.
E sono grato alle ragazze con cui sono stato, perché dovevo proprio essere di loro gradimento perché mi sopportassero.
OcchiDiMiele, dovresti fidarti di più di te stessa e lasciarti andare. Le emozioni sono belle».

La serata procede. Ci siamo baciati quasi subito, ma per il resto ha sempre evitato il contatto fisico. Questa è una cosa che naturalmente mi indispone: capisco le persone con il tatto, sono cinestesico.
Si sono fatte le 3 di notte. Sono 5 ore che parliamo sul divano. A parte qualche bacio, ogni mia avances è stata rifiutata. Sono stanco, le dico:

«Senti, non mi sembri a tuo agio nella situazione, o forse non sono il tuo tipo.
Tu sei stupenda e puoi facilmente trovare qualcuno che ti piace. Io non sono bello come te ma, francamente, le possibilità non mi mancano.
Non ha senso andare avanti. Rimani a dormire qui: c’è il coprifuoco e non ti faccio tornare a casa nel cuore della notte. Ma non ti richiamerò in futuro».

Lei dice che non è vero, che sono un bellissimo uomo, che se è rimasta è perché vuole stare con me, ma che prima aveva bisogno di conoscermi.
«Senti, sono le 3, sono stanco, ti faccio il letto».
Mi alzo per preparare un letto solo per lei, ma mi ferma. Dice che non occorre prendermi tutto quel disturbo: dormirà nel lettone con me perché “vuole abbracciare Salomone”.

Non appena siamo sotto le coperte, mi abbraccia e mi coccola per un minuto. Poi inizia a scoparmi freneticamente.
Due ore di sesso, infarcito con qualche coccola nel mezzo.
Usa la bocca divinamente, meglio persino di BimbaZoccola. Ma poi ha un modo di scoparmi che mi piace parecchio: mentre si muove su di me, mi risucchia contemporaneamente il cazzo con la figa.

Godo tantissimo, sia fisicamente che nell’anima.
È dannatamente porca e raffinata insieme, un misto tra le più eteree nobildonne del settecento e una troia pura. Quando mi dice «Voglio il tuo cazzo», con le vocali chiuse e un tono aristocratico, mi sembra di scopare alla corte di Versailles.
Il suo viso, così espressivo, amplifica e rende sublime qualunque momento di godimento.
È un capolavoro, non ho mai visto niente di più bello. I suoi orgasmi andrebbero esposti in un museo, ne parlavo persino con un mio amico professore d’arte.
Ogni volta che la vedo godere, mi innamoro un po’. Questa storia finirà male, lo so: per un animo come il mio, nessuna droga dà più dipendenza della bellezza.

Sono le 5:30, sono passate due ore e mezza. Mi ha scopato talmente bene da cancellare qualunque mia insoddisfazione per il comportamento della sera prima.
Dormiamo. Ci svegliamo con calma. È un’altra persona: tenera, dolce, coccolosa. Sempre divertente, ma senza le asprezze della sera prima.
Va via.
L’indomani, il 31 sera, mi chiama a mezzanotte per farmi gli auguri di Capodanno. Apprezzo molto e immagino come sarebbe una vita con lei.
Ma lei… sparisce.

Passa una settimana, ormai ho preso atto della situazione. Ho visto altre ragazze, pubblicato altre storie sul blog.
Ed eccola rifarsi viva.
Viene da me a cena, sempre alle 22:00.
È tenera, coccolosa. Forse un filo imbarazzata, ma si scioglie non appena le dico:

«Continui a darmi segnali contrastanti.
Vedo che ti piaccio e che con me stai bene, altrimenti non saresti qui.
Ma mi sembri un po’ bloccata, la mia impressione è che non ti piaccia qualcosa di questa situazione…
Voglio chiarire una cosa: tu mi piaci, con te sono aperto a ogni possibilità. Possiamo essere amici che trombano, possiamo frequentarci in una relazione. Ti dirò di più, sono aperto anche a innamorarmi di te e ad averti come donna della vita.
Lasciati andare e segui quello che senti».

Scopiamo varie volte e ci coccoliamo, sempre sino alle immancabili 5:30 del mattino. L’altra volta, dopo il rifiuto, aveva dato il massimo. Stavolta meno fuochi d’artificio, ma comunque magistrale. È sempre un piacere con lei.

Prima di andare a letto, mando un messaggio agli amici:

Dormiamo insieme fino alle due del pomeriggio.
Poi stiamo un’oretta sul divano a chiacchierare. Purtroppo lei di mattina non scopa (almeno, così dice). «Ehm, sai, non sono più convinto che tu sia la donna della mia vita» le dico, scherzando.

Continuo a guardarla in viso, mentre va via.

La porta si chiude.

“Ok, ho deciso” penso.
«Le propongo di frequentarci» dico ad alta voce.

Salomone mi guarda stupito.

Cosa succederà?

Clicca QUI per leggere la seconda parte della storia.

** L’immagine di apertura articolo è copyright di failunfailunmefailun, uno dei miei artisti preferiti.

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By A_MAN
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