Tired of Boys? Try a Man!

Amare è lasciare andare: se stessi, l’altra persona, i propri limiti

A

23:35, Milano.
Sono trascorsi 8 ore e 50 minuti da quando ho riscritto a Bimba Zoccola, la ragazza per cui avevo perso la testa.
Due mesi e 27 giorni dall’ultimo suo messaggio.
Due mesi e 24 giorni dall’ultimo mio tentativo di parlarle.

Poco? Tanto? Il tempo è effimero o eterno, denso o rarefatto, in base all’intensità con cui lo vivi.
Per me questi due mesi e 24 giorni sono stati come una condanna interamente scontata per un crimine di media entità.
Due mesi e 24 giorni in cui ho sofferto parecchio, come mai in vita mia.
Due mesi e 24 giorni in cui ho resistito con tutte le forze all’impulso di sentirla, cercarla, scriverle. Un po’ per rispettare la sua volontà e non passare per stalker.
Ma soprattutto per non combinare disastri.

Perché disastri?
Ci può stare il fatto di innamorarsi, perdere la testa, perfino finirci sotto.
Ma mettiamo che l’altra persona non sia (più) interessata.
Mettiamo che si renda conto di non formare con te un buon match.
Mettiamo che alla fine cerchiate cose diverse, che per lei tu sia stato la distrazione di un momento, mentre per te lei era il sogno di una vita diversa.

Se realizzi questo e ancora ci stai sotto… beh, l’innamoramento sta sconfinando in fissazione.

Amare significa saper lasciare andare

Facile a dirsi, ma… per me è stato un incubo riuscire a farlo.
Negli ultimi 3 mesi, ho pensato infinite volte di scriverle. Ho buttato giù una dozzina di messaggi diversi. Ho avuto l’intelligenza di darmi una regola: prima di mandarlo, deve passare al vaglio dei miei amici/coach/consiglieri. Insomma, deve essere letto da uno sguardo esterno e sano di mente.
Io scrivevo, loro cassavano tutto e mi indicavano i problemi su cui lavorare. Ovvero: quali situazioni irrisolte generassero questo attaccamento verso una persona oggettivamente non interessata a me.
Io ci lavoravo, per giorni e giorni. Riscrivevo il messaggio, lo mandavo in approvazione, nel frattempo caricavo i bagagli in auto per andare da Bimba Zoccola, certo che non avrebbe potuto far altro che accogliermi a braccia aperte e… loro me lo cassavano.
E scarica la macchina, lavora al blocco, riscrivi, manda in approvazione, ricarica la macchina, attendi l’ok e… niente, non va bene. Riscarica ‘ste cazzo di valigie, lavora sul problema profondo, riscrivi ‘sto cazzo di messaggio, manda in approvazione, lancia le valigie nel bagagliaio e… indovina? Tutto da rifare.
In pratica c’è chi fa workout sollevando bilancieri da 160 kg e chi invece carica e scarica valigie.

Il bagaglio emotivo

Ovviamente la valigia è una metafora del peso emotivo che mi portavo dietro e che ho dovuto lasciar andare, per essere libero di lasciar andare il ricordo di lei.

Se non sei in grado di lasciare andare, non è perché sei innamorato dell’altra persona, ma perché la situazione/la persona ti fa risuonare dei blocchi profondi. Alimenta e sfama i mostri che hai dentro. O, come si dice a Milano, “ti triggera i blocchi dell’Inner Game” (sì, a Milano parlano così, fiigaaa!).

Io ho vissuto 20 anni senza che nulla mi sfiorasse veramente, dietro alle protezioni e ai sistemi di difesa che avevo costruito.
Avrei potuto vivere altri 20 anni così, senza accorgermene. Forse tutta la vita.

Poi è arrivata lei: la tempesta perfetta. Bimba Zoccola ha attivato i miei 2 blocchi profondi e… sboom! Sono esploso. Ho iniziato a comportarmi in maniera per me insensata, senza la possibilità di capire il perché.

Ricontattarla prima di aver risolto questa questione avrebbe portato solo a disastri.

qualcosa è cambiato

Beh, veniamo ad oggi.
Stamattina ho scritto il messaggio.
L’ho fatto come esercizio, senza più sentire il bisogno di contattarla.
Ho scritto questo.

Ciao [X],
in questi tre mesi mi sei mancata tantissimo. Non c’è giorno in cui non ti abbia pensata e non abbia desiderato parlarti, baciarti, averti con me.
La verità è che ho lentamente capito una cosa, mentre parlavamo sino a tarda notte sul lungo mare di Zadar, mentre tenevo la mano sulle tue cosce cercando di ammazzare ciclisti di nascosto, mentre correvamo da Dubrovnik all’hotel perché non riuscivamo a trattenerci dallo scopare.

Ho capito di essermi innamorato di te.

Quando mi accarezzavi i capelli mentre guidavo, o quando ti fotografavo mentre ti arrampicavi come una scimmietta, in cuor mio dicevo: “La amo, cazzo!”.

Questa cosa mi ha parecchio spaventato: non succedeva da 20 anni, mi sentivo inerme e senza controllo, avevo terrore nel mettere nelle mani di un’altra persona il potere di farmi soffrire.
Nel mio passato avevo associato alle relazioni sofferenza e mancanza di libertà. Puoi immaginarti cos’abbia significato per me scoprire di essermi innamorato di una ragazza a cui avevo promesso nessun impegno, libertà, un rapporto leggero. Una ragazza che mi aveva scelto perché non voleva sentirsi legata.
Non ero in grado di gestire delle emozioni così forti. In realtà non sono neanche sicuro di poterlo fare adesso.

Perché non te l’ho detto?
Perché avevo paura di perderti. Avevo paura che tu sparissi dalla mia vita, privandomi di questa nuova droga di cui avevo bisogno.
Ho cercato spesso di tornare alla mia immagine/maschera di persona forte, decisa, padrona di sé — anche facendo lo stronzo a volte… —
oggi rileggo quei messaggi e penso :“Peccato, non essermi mostrato integralmente”.

Non mi giudico. È
stato un momento difficile, bello e doloroso. Mi sono sentito come un cieco che ha finalmente visto la luce, dopo una vita passata buio.

Però mi manchi. Mi mancano le facce buffe che facevi, mi manca il tuo sorriso, mi manca svegliarmi con le tue foto zozze, vederti fare ovunque la verticale, il gusto [X] della tua figa, mi manca prenderti a cinghiate mentre ti guardo con tutto l’amore del mondo e mi manca parlare con te.

Pensa che ogni tanto parlo persino come te: «[X]» «[X]»
.

Mi manchi ancora, Bimba Zoccola.

Mi sono mostrato vulnerabile, autentico, senza giudizio, senza neanche una richiesta.
Beh, è arrivata l’approvazione (‘sti stronzi!).
Anzi, per la prima volta nella storia, il Coach (Filippo) mi ha fatto pure i complimenti:

Ben fatto. Sono orgoglioso di te. È stata dura, ma ce l’hai fatta. Bravissimo.

Avevi quell’energia emotiva dell’amore che era intrappolata dentro di te, e riuscivi a farla uscire solo come forma di giudizio e odio. Ora siamo riusciti a farla fluire nel modo corretto. È uscita e va bene così.

Magari non risponderà mai, ma alla fine è un bel messaggio, è coerente, ha senso, è in Frame LTR… più di così non potevi fare. E hai fatto anche 4 mesi di trincea per scrivere quel messaggio. Tu hai tenuto a lei. Le hai dato tutto. Non mollando mai e lottando fino alla fine, cercando di superare ogni dolore, ogni insicurezza… ogni ostacolo che ti impediva di essere felice. Nonostante un dolore lancinante. Ti sei fidato e hai aspettato il momento giusto, sapendo che forse non sarebbe mai arrivato. Tenendo il dolore con te, per mesi.


Comunque vada, lo ripeto: sono orgoglioso di te, hai fatto un grandissimo lavoro, sei stato davvero bravo. Pochissimi sono disposti a fare un percorso così. Arrivando a questo livello di fiducia nel processo, anche quando la sofferenza ti stava per sopraffare.
Risponderà o non risponderà: non importa. In ogni caso, la considero una grande vittoria.
E se lei non lo capisce… beh. Peggio per lei. È
solo una stupida idiota.

Beh, mi sono commosso a leggere questo messaggio.
Ma poi mi son chiesto:
“E ora che faccio? Lo mando? Ma io voglio ancora Bimba Zoccola?”.

Non ci ho pensato poi tanto. Ho fatto altro.
Dopo qualche ora mi sono detto: “Sì, dai, mandarlo è comunque liberatorio”.

Ecco. Sono le 00:38, 9 ore e 53 minuti dopo l’invio del messaggio.

Lei lo ha visualizzato, nel pomeriggio.

Non ha risposto.
Non so se mai risponderà, né se mi piacerà quello che dirà.

Ma non mi importa.
Il mio stato d’animo è tranquillo.
Mi sento leggero. Cuore aperto, mente quieta.
Mi sono “liberato” delle cose non dette, del giudizio nei suoi confronti, dell’umiliazione e del rifiuto.

È chiaro che sarei contento di risentirla, mi piacerebbe che tornasse… se la cosa avesse senso.
Il segreto è tutto qui: “se avesse senso”.

Con un messaggio così, con questo livello di consapevolezza della realtà, a blocchi risolti… tutti gli scenari sono accettabili. O torni o non torni.

E, cosa più importante, non sono bloccato nella mia vita, o in attesa.

Ora vado a letto e mi aspetto un sonno profondo, sereno e ristoratore.

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By A_MAN
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