Chica Venezolana è appena salita sul taxi diretto a casa sua. Ha 18 anni, un fisico prorompente che sembra disegnato per dare piacere, il viso tenero e lo sguardo dolce di un’anima sincera. Seni abbondanti, fianchi larghi, un po’ diversa dalle ragazze iper-fit che ultimamente frequento.
Non ha la sensualità costruita, rarefatta e indisponibile della Dea Francese, dove ogni dettaglio — dalle sigarette affusolate alle ciglia — è studiato per piacere, con la stessa attenzione al packaging del marketing Apple.
Non ha neanche quell’aspetto semplice, innocente, dimesso, senza alcun desiderio di provocare di BimbaZoccola, la donna con la sessualità più libera e il cuore più prigioniero che io abbia mai conosciuto.
Non esprime neanche la prorompente brasilianità di Panterina: corpo da Dea, al pari di una Belén, cuore grande ma idee totalmente confuse.
Chica appare una ragazza semplice, che mostra quello che è, che offre quello che ha, senza nascondere o enfatizzare. E che svolge il servizio che promette.
Chica Venezolana, infatti, è una sugar baby. La prima e — al momento — l’unica ragazza con cui ho concluso un “arrangement”, ovvero un beneficio economico come spiegato bene qui [link].
Riflessioni
Casa mia è nuovamente vuota, io siedo sul divano con un calice di rosso in mano, l’oscurità mi avvolge, interrotta qui e là solo dai bagliori fluo dei quadri di Andy.
Ripenso a lei.
Chica Venezolana è andata via con 2 giorni di anticipo: abbiamo passato un weekend insieme, ma l’ho carinamente rimandata a casa prima del tempo, nonostante l’esperienza sia stata molto positiva.
È andata via col sorriso, baciandomi con la stessa sensualità con cui mi ha baciato all’arrivo. Guardandomi con la stessa gratitudine del primo sguardo. Toccandomi con lo stesso desiderio del primo momento.
Non ha fatto domande sul perché la mandassi a casa prima del tempo.
Questo è un po’ triste, è come se sapesse che il suo ruolo è essere una parentesi effimera, una virgola che permette all’attore di riprendere fiato mentre interpreta parole altrui.
Il display accecante dell’iPhone spezza l’oscurità: sono passate poche ore, ma Chica mi ha già scritto. Mi manda la recensione che, scherzando, le avevo raccomandato di lasciarmi.
Chiaramente, data la natura del rapporto, non ho alcuna aspettativa di veridicità… comunque è stata carina.
Perché pagare?
In fondo, il sesso non mi manca. Ho i miei giri. E se anche li perdessi, saprei come ricrearli in poco tempo. E comunque la vita è così piena di cose interessanti da fare che si sopravvive bene anche stando qualche settimana senza scopare.
Quindi, perché?
Semplice: per provare. Per andare oltre lo specchio delle scelte comuni e guardare la mia vita da un punto di vista diverso.
Per me è un mondo nuovo, quindi mi sono approcciato alla mia prima esperienza pay con queste domande:
- sarà molto diversa rispetto alle altre esperienze?
- Mi sembrerà squallida, falsa o liberatoria?
- Il sesso avrà un sapore diverso?
- Cosa resta dell’esperienza con una donna, se eliminiamo il piacere della conquista? Sarà meno divertente?
- Liberato dal bisogno di dover piacere, sarò più autentico e più me stesso? Eliminando il Magnifico, cosa rimane dell’uomo che indossa tale maschera?
Gli ultimi punti sono i più importanti.
oltre la caccia — la conquista come validazione
Due anni fa, appena uscito da 20 anni di relazione monogama, il piacere della conquista aveva l’odore di erba bagnata su cui correre in libertà. Conservava il gelo rigenerante di una cascata di nuove esperienze che si riversa su di te, dall’alto, pungendoti con mille gocce.
Allora, conquistare era la cosa più importante e divertente. Il sesso era giusto una medaglia.
Conquistare ragazze via via più belle, interessanti, speciali era un modo per:
- dimostrare di essere capace di farlo;
- mettermi alla prova e diventare una persona migliore;
- provare emozioni;
- esprimere autenticamente me stesso e il mio modo di intendere le relazioni;
- ottenere validazione.
Questo ultimo punto è il più critico e importante. Ho dato prova di valore in molti campi della mia vita (professionale in primis), ma con le donne non mi ero mai misurato, essendo sposato. Francamente, mi sentivo inadeguato. Ho avuto la fortuna di conoscere subito la donna con cui ho speso la mia vita adulta e quindi avevo ben poche esperienze.
Ai tempi credevo che si può misurare la qualità e il valore di una persona dalla qualità e dal valore delle donne che sono presenti nella sua vita. Alla fine, le donne ti guardano dentro e ti guardano fuori, quindi rappresentano la misura (“un KPI”, in milanese moderno) del tuo successo. Questo mi dicevo.
Adesso, sto finalmente capendo che questo ragionamento è pericoloso e ti porta facilmente verso la donna-trofeo. Ottenere validazione da qualcosa di esterno alla propria vita è una posizione di profondo disequilibrio. E’ meglio sentirsi realizzato e pienamente soddisfatto dalla vita che conduci, non dalle persone che hai intorno.
Quel che conta è avere una (o più) partner in crime, delle compagne di vita con cui condividere esperienze. E, in fondo, l’unica vittoria è arricchire la propria vita di emozioni, idee, momenti. Sono quelli i veri trofei.
Oggi, ottenere validazione è diventato via via meno importante. L’aspetto della conquista è secondario.
Eppure, gli esseri umani hanno un’inerzia. I miei comportamenti, il mio modo di pormi, deriva ancora da quella impostazione da “cacciatore di trofei”.
Da qui l’idea geniale: pagare per… eliminare dall’equazione la conquista e la validazione.
Il Sesso come conversazione
La prendo in stazione. Entriamo in casa. Ci baciamo. Interessante: nessun imbarazzo, nessuna incertezza. E’ stato naturale, come respirare.
Accendo la macchinetta del caffè. Non è ancora a temperatura che già noi ci rotoliamo sul divano. È tutto molto fluido.
Ci hanno insegnato che il bacio è la prova di una connessione, che il sesso è il punto di arrivo di un percorso di conoscenza.
E se invece fossero semplicemente un modo di conoscersi, un mezzo per entrare in relazione con l’altro, come parlare, ridere o mangiare insieme?
Forse diamo troppa importanza a queste cose, le rendiamo qualcosa di prezioso, da centellinare, piuttosto che un mezzo ordinario di comunicazione. E, così facendo, le svuotiamo del loro potenziale conoscitivo.
Ne sono convinto:
Dio ci ha donato il sesso per conoscerci, amarci e renderci uno.
Satana lo ha reso tabù per tenerci divisi, soli e pieni di paure.
Milano è grigia di pioggia, la movida è bandita, quindi — tra una sessione di sesso e l’altra — non resta che riscaldarci nudi alla luce del camino virtuale dell’Apple TV.
Facciamo sesso cinque o sei volte, nella prima giornata. I particolari qui non servono. Sono solo le parole di una conversazione, come mille altre.
Parliamo, parliamo parecchio. Senza alcun desiderio di apparire, con la libertà di chi sa che potrebbe non rivedersi più.
Mi racconta del perché fa la sugar baby, dei 7 uomini che ha così incontrato, dei suoi timori iniziali, della sua convinzione finale, di cosa penserebbe la nonna se la scoprisse e di quanto, in realtà, sia per lei naturale e piacevole questo tipo di vita.
Le racconto di come io sia ancora innamorato di una ragazzina per cui sono stato solo uno svago temporaneo, delle mie precedenti esperienze su seeking.com, di come lei sia la prima a essere pagata. Ridiamo un mondo quando le racconto di come la donna più bella mai incontrata mi abbia pregato di… portarla a letto, gratis ovviamente (e su quanto sia ancora stupito che possa essermi successa una cosa del genere).
Scopro che Chica è una tatuatrice. Mi mostra i suoi mentori. Mi appassiono tra un turbinio di disegni, colori, stili. E, tra un tatuaggio e l’altro, continuiamo a scopare.
In cosa è stato diverso?
Incredibile: quasi in nulla.
Provavo verso il pagare un’avversione terribile, temevo mi avrebbe reso uno sfigato, avevo paura di finire ingabbiato in un rapporto falso o in un sesso meccanico.
E invece l’esperienza non è stata dissimile da altri incontri “tradizionali”. Sì, ok, siamo finiti praticamente subito a letto, senza la classica fase drink/cena fuori, ma sin da subito c’è stata connessione.
Come già detto, non è stato solo sesso. Abbiamo parlato molto, ho scoperto cose interessanti sulla sua vita, ho raccontato cose interessanti sulla mia e — si badi bene — non per piacere/conquistare/portare a letto… il risultato era già acquisito.
Molte coccole, come sempre capita con me.
Questa omni-presenza coccolosa alla fine è perché io sono così, lo sono sempre stato e mi sa che lo sarò sempre. Quindi il tipo di esperienza non cambia la tua natura.
Una cosa che ho notato è che tutte dicono di non volere amore e sentimenti, ma poi nessuna resiste alle coccole ben fatte. Le ricambiano con gioia.
Paradossalmente, ad essere diverso è stato solo il sesso.
Non mi sono sentito di spingere, né nel linguaggio né nei modi. Non mi sentivo di chiamarla zoccola, questa ragazza. Forse per paura che fraintendesse un complimento, ritenendolo una mancanza di rispetto. E io volevo proprio rispettarla, questa ragazza.
Durante il sesso non ho proprio parlato. In genere cerco di guidare l’esperienza, che è un modo per sentire di avere il controllo (ancora ho molto da lavorare su questo). A volte esagero: «Parli troppo» mi diceva sempre Contessa.
Stavolta il sesso me lo son goduto e basta, senza “dover far nulla di particolare”, senza voler essere speciale e unico. È stato come mangiare un ottimo pesce spada alla messinese in piazza Cantore, piuttosto che il solito spadellare ai fornelli la cena perfetta: buono, easy, ma senza gloria.
Non ho neanche chiesto di fare le foto anonime di rito, da condividere — dietro esplicito permesso dell’interessata — con le ragazze che frequento.
Tecnicamente, il sesso è stato migliore, ma meno profondo.
Migliore in termini di mia soddisfazione, tranquillità, piacere. Abbiamo scopato tanto e bene, erezione magistrale.
Si potrebbe pensare che trovassi particolarmente eccitante la situazione, in realtà no.
Semplicemente ero molto tranquillo, non mi interessava di dover piacere e sono partito con l’idea di preoccuparmi solo della mia soddisfazione. Poi, poiché è la mia natura, non ho potuto fare a meno di prendermi cura anche della sua. Ma non è stato un “Oddio, devo farla stare bene” ma un “Ma sì, mi va di farlo” 😉
Cosa mi è rimasto
Intellettualmente, mi è rimasto molto: tutto quello spiegato sopra.
Emozionalmente, mi ha fatto piacere coccolare ed essere coccolato.
Energicamente, mi sento un po’ svuotato.
Capisco finalmente cosa intende Filippo quando afferma che il sesso è uno svuotamento di energia e che ha senso farlo solo quando ne vale la pena.
Nella mia esperienza, dopo il sesso mi sono sempre sentito più carico, più felice, più sereno, più energico. Come dopo un allenamento.
Per non parlare poi degli incredibili livelli energetici che avevo al ritorno da una settimana di sesso e vacanza con Bimba Zoccola! Un livello superiore alla mia capacità neuronale di sopportazione: non riuscivo a stare fermo sulla sedia, i miei movimenti erano scomposti, elettrici, scattosi; le parole fluivano al doppio della velocità, i pensieri al quadruplo e mi sentivo come un batterista metal col Parkinson dopo una pista di cocaina.
Stavolta sono sereno, appagato, ma un filo scarico.
Il motivo è che non ho avuto una grande connessione emotiva.
Ho capito che quello che mi ricarica non è il sesso, ma la relazione.
Io non scopo a sfregio, faccio sesso solo con chi ho piacere di integrare nella mia vita: in genere in maniera non esclusiva, ma comunque lo faccio con ragazze di cui voglio prendermi cura.
Avevo lo stesso proposito con Chica. Ma, dopo Bimba Zoccola, il livello di connessione che cerco si è alzato parecchio e mi ha reso emotivamente indisponibile verso ragazze con cui prima sarei stato bene.
Chiarito dentro di me che non l’avrei rivista, lo scarico energetico è avvenuto.
Quindi ottimo sesso, ottime risposte, ma niente futuro.
La ricontatterai?
Sono stato bene con Chica. Ma non mi ha preso nel profondo e non ho provato una forte connessione mentale.
Tutte le ragazze giovani che ho frequentato avevano una forte predilezione per gli uomini più grandi e mi avevano scelto perché piacevo loro e mi trovavano interessante.
Chiaramente anche Chica Venezolana mi ha scelto: ha centinaia di richieste, alcune ben più redditizie (l’ho visto dallo schermo del suo cellulare) e lei comunque ha scelto me.
Però il criterio di scelta è differente: è un “questo va bene”, non un “diamine, questo lo voglio proprio”. La motivazione primaria resta la transazione, seppur fatta con una persona che trovi piacevole.
Penso che la vita sia breve per accompagnarsi con qualcuno che non ti ha scelto integralmente. Mi spiace, ma sarò l’ennesimo uomo che non la richiamerà.
** L’immagine di apertura è copyright di Luis Quiles