La attendo in piedi, di fronte al ristorante, un giapponese di alto livello specializzato in piatti di carne. Ecco arrivare il taxi. Attraverso i finestrini intravedo la sua silhouette. Si sistema con la sicurezza di una diva che si appresta a calcare le scene de La Scala.
Il tassista intanto si sporge in avanti.
Cerca il mio sguardo.
È paonazzo in volto, gli occhi fuori dalle orbite.
Mi sorride stralunato.
E — con un gesto tanto teatrale quanto volgare — con la mano disegna in aria le curve di una sagoma femminile, come a dire:
«Che-pezzo-di-figa-spaziale-sei-un-figlio-di-puttana-vorrei-essere-te-divertiti-compare».
“Solidarietà” maschile.
ˆLe parole sono solo nella sua testa, ma sono sicuro che le abbia formulate così, prive di qualsiasi pausa: è in evidente apnea. Lei è mozzafiato, letteralmente.
La diciannovenne ha appena aperto la portiera e si dirige verso di me, senza sorridere. Mi guarda, in attesa di scorgere l’espressione… quell’espressione che — immancabilmente — si dipinge sul viso di ogni uomo che la vede.
Dicono che la bellezza sia impalpabile.
Stronzate!
La sua bellezza ha l’impatto di un’esplosione. Sento una pressione sul petto, fatico anche io a respirare. Non ho mai visto una ragazza così bella. Nemmeno sulle copertine delle riviste.
I capelli sono rosso acceso, di una tonalità vivace che tende al fuoco. Due occhi di ghiaccio, penetranti, da felino. Labbra delicate. Incarnato chiaro e brillante. Fisico da modella.
Richiamo quanto imparato in 10 anni di improvvisazione teatrale, attivo le “ancore” mentali installate in innumerevoli sessioni di rilassamento e meditazione, sorrido apparentemente tranquillo.
O almeno credo. Magari ho la stessa faccia da coglione di tutti gli altri. E va bene così, in fondo:
“Amùri, biddizzi e dinari ‘un si ponnu ammucciàri”.
“Amore, bellezza e ricchezze non si possono nascondere”, antico proverbio Siculo.
La guido dentro al locale. Noto l’effetto che provoca su camerieri e avventori. Il maître di sala ci accompagna al tavolo. Il migliore, ovviamente: non che l’abbia chiesto, ma tutti offrono il meglio quando sono trafitti dallo sguardo distratto della Dea.
Le sorrido.
Come ho conosciuto la dea francese
Da un po’ sono incuriosito dallo sugar dating (se non sai cosa sia, ne parlo QUI [inserire link]). Penso sia un’ottima terapia d’urto per superare la paura di essere usato. Nelle mie relazioni precedenti, ho avuto il costante timore di piacere solo per i miei soldi. Non ho mai avuto ragioni per crederlo, anzi: sono sempre stato accompagnato da persone disinteressate. Però, in un angolo della mente, il pensiero comunque strisciava.
Da tre mesi sono iscritto a seeking.com, il sito di riferimento per gli sugar daddy. Ma non ho ancora incontrato nessuno, bloccato da questo timore atavico. Liberarsi dalle proprie paure è quanto di più eroico un uomo possa fare. Ed è dura, in genere.
Poi scorgo il suo profilo e guardo le sue foto. Non credo di aver mai visto donna più bella. La Dea esercita il suo potere, non posso non incontrarla.
Ho un debole per le rosse. Non so resistere. C’è sempre posto nel mio cuore per una rossa. Figuriamoci quando la rossa è come questa.
La invito a cena. Accetta.
Sweet sugar life?
Le rivelo con onestà che sono nuovo di questo mondo, che non so se faccia per me, che mi interessa conoscere lei e la sua esperienza.
Non sono persona da preamboli, quindi vado diretto al punto:
«Raccontami com’è la vita da sugar baby».
Lei si guarda intorno. Parliamo in inglese, ma i tavoli sono abbastanza vicini. Sorride e mi risponde con nonchalance:
«Sono appena tornata da Saint-Tropez. Ho una casa a Parigi e faccio la spola da lì a Milano.
Sono spesso in giro per il mondo: il mese scorso ero a Dubai, domani sera riparto. A meno che tu non voglia che io rimanga…».
Pausa.
«Basta che tu me lo chieda.
E io rimango».
Pausa.
Sorrido con gli occhi. Dischiudo la bocca e… la invito a continuare il discorso.
Intanto arrivano i menu. Nessuno dei piatti sulla carta la convince. O meglio, la verità è che non li conosce.
È un giapponese stellato, non pretenzioso, ma particolare. L’ho scoperto grazie a Martina, una chef internazionale, rampante e ambiziosa conosciuta su Tinder (ma con lei “non è scattato il click”).
Mi informo su cosa mangi di solito e chiedo allo chef la cortesia di farmi un piatto ad hoc, recuperando una ricetta del giorno di qualche settimana prima.
Inizia a elencarmi le sue esperienze, come se dovesse presentarmi il suo curriculum, ammantandosi del prestigio delle sue frequentazioni:
«Sono stata per qualche mese con il produttore di Matrix.
Ho frequentato uno dei produttori di Titanic.
Frequento la famiglia “X” (CENSORED: si tratta di una delle più ricche famiglie italiane)».
Cerca di impressionarmi, di farmi sentire piccolo.
Fuori rimango impassibile, imperturbabile. Dentro rido. Rido di gusto.
La discussione procede spedita, interrotta solo dalle frequenti pause sigaretta all’esterno del locale. Fuma sigarette sottilissime, la cui lunghezza è per metà composta dal filtro. Una sigaretta normale corrisponde ad almeno 4 delle sue. Sono incredibilmente sexy. Ha un modo di fumare che potrebbe risvegliare gli istinti di un monaco zen: mostra il polso, come a invitarti ad assaporare il suo profumo; piega il mento di lato, come per esibire un collo che chiede baci; ti guarda di sottecchi, con un’espressione apparentemente innocente e imperturbabile. Mixa i segnali di disponibilità e indisponibilità, come a sottolineare che lei è molto più in alto di te ma che, magnanimamente, può essere tua: basta allungare la mano (e il portafogli).
La cosa che più mi ha colpito della Dea Francese è che ogni suo singolo dettaglio è studiato per piacere, con la stessa attenzione con cui Apple cura il packaging dei suoi prodotti. Chiaramente il risultato è molto costruito, sembra quasi una bambola.
Questo particolare mi dà sensazioni contrastanti: da un lato apprezzo la sua intelligenza nel proporsi, la sua scaltrezza, la qualità e la cura della presentazione, la sua ambizione. Dall’altro mi chiedo chi si celi sotto quella maschera e — soprattutto — se mai qualcuno sia stato interessato a scoprirlo.
È una spietata manipolatrice o una ragazza di cui prendersi cura?
I miei pensieri vengono spezzati da una battuta:
«Ma quanto hai mangiato in quarantena?!» mi dice, toccandomi la pancia.
Sta tentando di creare distanza e mettersi su un piedistallo.
Sorrido, sorpreso e divertito.
Tutto dentro di me è calmo.
“Ok, è una bimba tenera che non sa stare al mondo”, penso.
La guardo come se le fosse appena caduto il lecca lecca e si lamentasse delle formiche cattive che glielo stanno mangiando.
E questa risposta silenziosa la riporta giù, tra noi comuni mortali.
Rientriamo.
Al tavolo, il cameriere ci versa l’ennesimo sakè da degustare. Si impappina, messo a disagio da lei. Lo rassicuro con una battuta, parlo un po’ con lui, ignorando la Dea.
Non appena si allontana, chiedo alla ragazza se frequenta più persone contemporaneamente.
Mi risponde, quasi scandalizzata:
«Per chi mi hai presa? Sono una sugar baby, non una prostituta.
Io appartengo a un uomo per volta.
A meno che il mio uomo non mi voglia condividere. La scorsa settimana sono venuti in due dalla Costa Azzurra per scoparmi».
È compiaciuta. Mi piace, la bimba.
«Ma come funziona con l’allowance?»
«Ah, in genere chiedo 6 mila euro al mese. Tranne a uno, il primo, a cui ho chiesto solo 5 mila. Ogni tanto, quando sono senza daddy, vado in vacanza con qualcuno. L’ultimo, per una settimana mi ha lasciato più o meno la stessa cifra».
Penso che l’abbia sparata grossa, che queste cifre siano gonfiate. Mi ero informato, l’arrangement medio è di 1-2 k mese, o 250 € a singolo incontro. Ma lei è indubbiamente la donna più bella che io abbia mai incontrato, ci credo che riesca a ottenere molto di più. Forse non è del tutto campato in aria.
Intuisco qualcosa. Intravedo un Cigno Nero.
Il Cigno Nero
Chris Voss è un ex-negoziatore di ostaggi dell’FBI. Uno che ha dovuto imparare l’arte di trattare in una situazione in cui, se fai un errore, muoiono delle persone.
Oggi insegna le sue tecniche, affermando che sono applicabili anche a situazioni meno critiche, alla vita di tutti i giorni. Ho studiato qualcosa di suo, tramite i miei mentori, e talvolta riesco a riconoscere un Cigno Nero quando lo vedo.
Il Cigno Nero è un pezzo di informazione celata, un punto di vista mai considerato, un elemento nascosto dietro ad altri bene in vista… in grado di ribaltare completamente il tavolo delle trattative, mettendoti nella condizione di trovare un accordo con l’altra persona.
La guardo.
Sorrido.
Le dico:
«Sai, tu credi che la bellezza sia una grande fortuna per te.
E in effetti ti consente di fare una vita che il 99% delle ragazze può solo sognare.
Ti permette di avere oggetti, esperienze, servizi che il 95% delle persone comuni non ottiene mai, e che il restante 5% riesce a conquistare dopo anni e anni di lavoro.
Io penso il contrario.
Io credo che il tuo essere così incredibilmente bella sia per te una grande SFORTUNA».
Mi guarda sorpresa e divertita.
Continuo:
«Nessun uomo può resisterti. Nessun uomo sa dirti di no. Questo significa che non conosci la privazione, il brivido della conquista.
Vuol dire che non perdi la testa per nessuno.
Che non sei mai stata male per un rifiuto.
In una parola, vuol dire che non conosci cosa sia l’amore.
Non è tutto così… noioso per te?»
Mi fissa.
Silenzio.
Per la prima volta, dietro le lentine colorate, si intravede il suo vero sguardo. Rimaniamo un minuto in silenzio, guardandoci.
Le pupille si dilatano.
Sbotta:
«È vero.
Hanno i soldi, fanno e disfano, hanno successo, ma… con me diventano tutti degli sfigati.
L’ultimo tizio che ho incontrato… non ci crederai: alla seconda volta che mi ha vista, SECONDA, è arrivato con il mio nome tatuato sulla pelle. Perdono subito la testa».
La Dea, finalmente umana, è un fiume in piena di lamentele, insoddisfazione, sarcasmo.
Finalmente si apre e mi racconta di sé.
Dice che ha scoperto il sesso tardi, a 17 anni, durante una relazione con un uomo più grande, durata un anno. Era innamorata. dopo ha iniziato a fare la sugar baby.
Mi dice che non si è mai innamorata.
Che non riesce a fare sesso anale. Perché per lei il sesso anale è una cosa importante, è la strada per il suo… cuore.
(Giuro!).
Mi racconta mille altre cose.
Mi piace. Adesso, mi piace.
Il mio rispetto lo aveva già prima. Adesso ha il mio affetto.
È una ragazza intelligente.
E c’è qualcosa che ci accomuna. In quel momento non sapevo cosa, ma adesso che scrivo queste righe mi è chiaro: eravamo entrambi personaggi.
La novità
Mi sto divertendo. Siamo entrati in connessione. Ridiamo e scherziamo. La ascolto con grande interesse parlarmi della sua vita. La ammiro, penso sia una ragazza molto intelligente.
Il tempo vola. È ora di decidere cosa fare nella seconda parte della serata. Le dico:
«Sono stato molto bene con te. Ti trovo una persona interessante. Ti ringrazio, mi hai fatto scoprire un mondo. Credo che però questo mondo non faccia per me. Non sono pronto a mischiare denaro e piacere».
Cala il gelo.
Si irrigidisce, raddrizza la schiena, alza il mento, lo sguardo diventa una fessura. Le labbra si stringono, come per non far uscire le parole.
Mi lancia uno sguardo di sufficienza.
Secca, sibila questa frase:
«Allora la serata è finita. Non abbiamo altro da dirci».
Guardo il piatto speciale che le avevo fatto preparare: l’ha appena spiluccato.
«Non finisci il tuo piatto?».
«No.
Sono piena.
Chiamami un taxi».
Sorrido, pago. Taxi in arrivo tra 5 minuti. Usciamo.
Sigaretta di rito.
Lei si aspettava che cercassi di dissuaderla.
Forse si aspettava che, avendole pagato la cena, almeno provassi a baciarla o che facessi altri ragionamenti da sfigato.
Invece parlo del più e del meno, sinceramente appagato della serata.
E qui succede qualcosa di totalmente inaspettato.
Plot Twist: quando la realtà supera la migliore sceneggiatura
Arriva il taxi.
Io le apro la portiera.
Non sale.
Mi tiene la mano.
Mi guarda.
E mi dice, teneramente:
«Dai, vieni con me in hotel».
«Grazie, ma non fa per me».
«No, dai, vieni con me in hotel».
«Ma ti ho detto che non fa per me…».
«Gratis! Non voglio niente!».
«Ma che senso ha?!».
«Fai finta di avermi conosciuta su Tinder».
«Ma non mi sembra giusto, non è per questo che siamo usciti».
Il tassista mi guarda incredulo.
Una super figa che prega un tizio normalissimo di scoparla.
E il tizio la respinge.
«Eddai, vieni!»
«Ti ringrazio, sei molto carina, ma non mi sembra il caso».
«Eddai, ti prego».
La strada è stretta, passa una sola macchina per volta.
Dietro al taxi si è formata la fila.
Qualcuno inizia a suonare.
Guardo il tassista, sempre più incredulo.
Guardo le auto dietro che suonano.
Guardo la figa fotonica che mi prega.
Rido, incredulo io stesso della situazione, e le dico: «Ok, però andiamo a casa mia».
La viabilità è salva e il mio ego batte il mezzogiorno come le statue di Dina e Clarenza nel Duomo di Messina.
A casa, insieme
Appena entrati, facciamo entrambi ciò che ci viene più naturale.
Lei si accende l’ennesima sigaretta.
Io la sollevo di peso e la sdraio sulla mia cucina.
Lei fuma in maniera sexy e scherza.
Io la accarezzo ovunque, la spoglio, prendo il pennarello.
Foto di rito per le mie donne, vestita solo del suo Rolex da 15.000 €, il mio nome scritto sul monte di venere e la sigaretta in mano.
La coccolo.
Parliamo.
Mi fa scoprire Le plus beau du quartier , una canzone in francese di Carla Bruni. Le sembra che parli di lei, la più bella del quartiere. Non parla di caratteristiche interiori, di temperamento o di talento. Solo di essere belli. Perché così lei si vede: semplicemente bella, provocante e irresistibile.
Ancora oggi è nella mia playlist: quando la sento penso a lei.
È tenera, la mia Dea. È sincera, la mia Dea. È caruccia, la mia Dea.
Gioca col cane.
Gioca con me.
Balliamo.
La connessione è alta. L’intimità è ottima. Siamo entrambi nudi che ridiamo e ci mangiamo con gli occhi.
La sua eccitazione è alle stelle: la stuzzico e poi la rifiuto, le dico che dovrebbe andare a casa, che sono molto soddisfatto della serata. Sembra tutto perfetto. Sono molto calmo, tranquillo.
Anche troppo.
Lì, dove non batte il sole, nulla si muove.
Essere pregato da una Dea è un privilegio che raramente resta impunito.
Davanti a me c’è la mia donna ideale: rossa, metà dei miei anni, che fa scelte di vita contro corrente, tenera e zoccola insieme.
E mi sta pregando di scoparla.
Gratis.
Non capisco.
Invidio molto il mio amico di StorieDelCazzo.com: lui col pisello ci parla e… gli risponde pure. Io invece non ho alcuna risposta.
Non solo. Il blog narra le vicende di ProprietarioDiVictor – un uomo sensibile, profondo e romantico – e di Victor, il suo cazzo materialista e monolitico nella volontà di copulare ad ogni piè sospinto.
Qui la situazione è opposta: io voglio scopare e, invece, ad essere sensibile, profondo e romantico è…
Yogi Tsuru, il pisello guru
Si, io lo chiamo così. Perché la sua volontà è imperscutabile, le sue risposte assenti e… quelle poche volte che si manifesta, lo fa con intuizioni oscure quali:
Quando l’uomo comune capisce diventa saggio, quando il saggio capisce diventa un uomo comune.
Ci vuol tutta la vita per capire che non è necessario capire tutto.
Donna col tacco è in cerca di pacco.
Egli si ostina a decidere per me chi vada bene e chi no, mentre sono in camera da letto. Mettendosi in sciopero con donne bellissime faticosamente conquistate, o donandomi esperienze da record con persone che nulla avrebbero a che spartire con me.
La Dea mi trascina sul divano per dispiegare il suo potere.
Yogi è assorto in una lontana meditazione.
La Dea si infervora, usa bocca, mani, tette, qualsiasi cosa.
Qui non si rizza niente.
Io mi sento la vittima designata di un horror di Serie B: so che verrò ucciso ma non posso fare nulla per impedirlo.
La tizia mi guarda smarrita e sconcertata, esprimendo parole per lei sconosciute
<<Ma allora non ti piaccio proprio?!?>>
<<Non so che succede. Forse è meglio se vai a casa >>
<<Non puoi rimandarmi in casa in queste condizioni! Sono eccitata! Scopami, anche una cosa veloce… ma scopami, ti prego!>>.
E lo dice quasi battendo i piedi, come una bambina.
<< Ti chiamo un taxy>>
Si riveste controvoglia.
Col corpo che pulsa, anelando il piacere negato.
Mi accarezza.
Mi bacia.
Va via.
E ora che faccio?
<<Se non puoi fare niente, che cosa puoi fare?>>
Fanculo Yogi, non mi servono le tue massime… del cazzo. Mi serve il tuo vigore!
Com’è stato possibile?
Serata terminata. Lei è andata. Io resto perplesso dallo strano appuntamento.
Ho prima toccato il cielo e poi sono stato gettato nell’abisso.
Rifletto.
Quello che l’ha conquistata è stato il mio rifiuto.
Questa ragazza non ha mai ricevuto un “no” nella sua vita.
Non ha mai dovuto inseguire nessuno.
Nessuno le ha mai resistito.
Io non l’ho fatto per tecnica. Le donne fiutano le bugie: nessun uomo può ingannarle (a meno che non siano loro a voler essere ingannate).
Non l’ho fatto per portarla a letto.
Sono sincero, non sono ancora pronto per un arrangement.
Il mio comportamento è coerente, trasparente. Per questo lei è voluta stare con me, gratis.
Mi arriva un messaggio. E’ lei. Che mi manda per ricordo la foto che le ho scattato mentre era nuda sulla mia cucina.
Peccato che sia andata come è andata.
Ancora non capisco perché.
Forse avevo paura di rimanerci sotto, di innamorarmi di una sugar baby, perdere la testa e finire come quegli uomini di mezz’età che dilapidano patrimoni per comprare l’amore di una ventenne. Però lei non ha voluto nulla.
Oppure forse mi sentivo di fare una cosa non giusta: ci siamo visti per un arrangement, consumare senza pagare poteva sembrare rubare.
Ma a lei stava bene.
Tu cosa pensi? Scrivilo nei commenti.
SEI Mesi Dopo
Quanto ho raccontato è successo sei mesi fa. E ne è passata di acqua nei Navigli. Oggi ho una consapevolezza in più. So qualcosa che allora non sapevo.
Io e la Dea ci siamo connessi perché avevamo una cosa in comune: eravamo entrambi personaggi.
Lei con la sua maschera da sugar baby irresistibile.
Io con la mia maschera di Magnifico.
Lo vedi anche dal racconto: iper-sicuro di me, sempre orientato a voler essere diverso dagli altri, a voler fare qualcosa di differente rispetto a quanto sperimentato dalla partner. Nessuno spazio per mostrarsi vulnerabile, umano. Il mio bisogno di essere unico, speciale… Magnifico.
Alla fine, lei con me ha gettato la maschera.
Io non l’ho fatto.
Perché non sapevo di avere una maschera, ero convinto di essere la maschera.
** Immagine di apertura tratta qui – ochichan. Non è la Dea Francese, ovviamente.
“Uno, nessuno, centomila”. Vista la tua predilezione per l’architettura e la cultura popolare siciliana, credo apprezzerai la mia citazione. Resto comunque della mia idea, quella che meglio di tutti ha interpretato Al Pacino nei panni del colonnello Frank Slade in Scent of woman; nel dubbio, scopale tutte.
e hai ragione, Maestro. Però devi dirlo a Yogi…
Non sono d’accordo con il fatto che potesse essere “rubare”. Conosciamo persone per i motivi e le causalità/casualità più disparate, c’è stato un momento della serata in cui il rapporto tra voi è mutato: le dinamiche di potere dovute ai vostri “ruoli” erano sparite.
In effetti, l’ho risentita in questi giorni e mi sono reso conto che la mia visione era sbagliata. Lei si è sentita in connessione con me e voleva solo stare con me. Sono io che mi sono fatto un cinema. E facendo così, le ho mancato di rispetto e non ho permesso di conoscerci meglio.
Il bello di queste situazioni è che ti mettono davanti i tuoi demoni. E se hai coraggio di affrontarli, viene fuori un uomo migliore.
Spero solo di poter recuperare, questa ragazza è interessante e non vorrei che finisse sprecata come un semplice personaggio di una storia.
Lei è quella della foto?
No, non posso mettere foto per privacy.
Posso però dirti che la Dea Francese è più bella della modella in foto.