Tired of Boys? Try a Man!

Si chiude!

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Ho deciso di chiudere i blog.

Per diversi motivi.
Il primo è che sempre più spesso le protagoniste delle storie finiscono con l’essere infastidite da qualche dettaglio dei miei racconti. Quasi mai per qualcosa che io abbia fatto, ma sempre per qualche libera interpretazione, per qualche qualche orpello usato per decorare storia.
Tutti noi, ogni giorno, facciamo centinaia di pensieri leggeri. Immaginate di finire in tribunale e dovervi difendere per ognuno di essi.
Gran parte dei pensieri sono ombre e riflessi delle emozioni del momento. Sono giochi di luce sfocati che accarezzano (o a volte prendono a pugni) la nostra mente. Metterli su carta, seppur digitale, li rende granitici, pesanti, tridimensionali. E allora quella che nasceva come una fluttuazione casuale di qualche neurotrasmettitore diventa subito un fatto, qualcosa da soppesare, su cui riflettere.
Può capitare, quindi, che chi si rilegge nelle parole degli altri possa dare peso e significati parecchio differenti da quelli originari.
Ed è capitato spesso.
È capitato alla Dea Francese, rileggendo la sua storia.
È capitato due giorni fa, con Occhi Di Miele, che ha avuto una reazione più unica che rara.
È capitato ieri con TetteDolci, gettandola nello sconforto e — cosa ben peggiore — fornendo alle sue amiche facili argomenti contro di noi (comunque, Bianca, io continuo a suggerire di scegliere Riccardo, non è colpa mia!). Fare male a TetteDolci, mentre ti guarda con quegli occhioni da gatto con gli stivali, è un crimine contro l’umanità.

Sino al caso estremo di offendersi per le storie… delle altre! Come avvenne con Julia, una ragazza che stavo iniziando a frequentare, alla quale piacevo, che è… fuggita non appena le diedi l’indirizzo del blog. E dire che mi aveva conosciuto dal vivo e avevamo creato una bella intimità d’anime. Aveva visto dentro di me, ma… il personaggio del blog ha sovrascritto tutto.

E questo ultimo avvenimento mi porta al secondo motivo: inevitabilmente, la scrittura delle mie avventure mi trasforma in personaggio. Il blog è un riflettore su un singolo e limitato aspetto della mia vita. È verissimo, è uno spaccato profondo e sincero, ma solo di un pezzo della mia persona. Di una fase. Vissuta con un certo tono.
E temo che, alla lunga, persino gli amici di una vita finiscano col vedere solo la maschera e non me.

Ultimamente, poi, il mio interesse in avventure, donne, sperimentazioni si è via via ridotto. Sto frequentando due ragazze che mi piacciono molto, non ho voglia di cercarne altre, voglio dedicarmi ad altro. Mi sto ri-appassionando al business, ho appena acquistato un’impresa da salvare e rilanciare e vorrei che diventasse la mia attività prevalente. Voglio essere il medico delle aziende e tornare a fare seriamente l’imprenditore seriale. Col tempo che dedico a scrivere una storia potrei ridisegnare i fondamenti di un business… troppo costoso parlare di figa! 🙂

Si, sono il nuovo Dottore. Business Doctor.

Inoltre è anche venuta meno la componente “missione”. Ho iniziato a scrivere contro il modello tradizionale di relazione, contro il bigottismo, contro le strade semplici e ben battute. Volevo mostrare modi diversi di vivere, compiere scelte contro corrente, rivelare che si può essere felici e realizzati scrivendo la propria vita secondo le proprie regole.
E, sì, in effetti io sono felice e realizzato nel vivere questa vita. Ma, in questo percorso di crescita personale, ho capito che potrei esserlo anche in una di quelle relazioni tradizionali che tanto ho criticato.
Diffidate sempre dagli evangelisti che girano il mondo predicando la parola di Dio: se uno sta bene se ne sta a casa a guardare X Factor, mica gira per la Palestina in tunica.

Tutti questi sono dei buoni motivi. Ma sono accessori.
Il VERO motivo è che ho iniziato a scrivere perché volevo sentirmi figo. Volevo raccontare questa mia stupenda vita tra donne bellissime e giovanissime. Volevo farmi invidiare simpaticamente dagli amici sposati. Volevo mostrare come fosse possibile frequentare le “donne da calciatori”, pure se hai la pancia e non giochi più a pallone dalle medie.
Insomma, cercavo validazione nelle donne, nelle storie, nei racconti.
Si sa, tutte le grandi imprese nascono per validazione o compensazione. Elon Musk non lavorerebbe 20 ore al giorno da vent’anni se fosse a posto con se stesso. Omero non avrebbe composto versi immortali se non per trombarsi l’Elena del suo paesello. E Berlusconi, beh… c’è bisogno di aggiungere dettagli parlando di Berlusconi?
Le persone a posto e soddisfatte hanno vite veramente banali, in genere.

Mio malgrado, nonostante i miei fieri tentativi di resistenza, questo percorso di crescita personale un po’ mi ha sistemato. Non completamente, per fortuna, ma almeno sono fuggito dalla “gabbia dorata dell’originalità a tutti i costi”, della validazione. Chissà, magari un giorno sarò persino monogamo. Che roba.

Quindi, amiche e amici, è stato bello e vi ringrazio.

BUONA VITA!

PAOLO (eh sì, mi chiamo così).

PS: cosa sono queste urla?
Ah, è la Contessa che mi maledice da lontano!
Certo che è veramente crudele chiudere il blog senza aver scritto una storia sulla Contessa, a lei tanto promessa!
Voi che dite?

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By A_MAN
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A_MAN

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